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Samela, il coraggio della fede

Samela, il coraggio della fede

Assalamu Alekum ve rahmetullahi ve berekatuhu.


Mi chiamo Samela e la mia corona l'ho messa il 7 dicembre del 2019 nella Gran Moschea dello Sceicco Zayed ad Abu Dhabic

contro la volontà di mio marito.

anche se all'inizio le mie amiche italiane non mi credevano. Come si sa, hanno l'immagine sbagliata dell'islam e pensavano che lui mi avesse costretta, invece ho avuto tanti problemi con lui al riguardo.

Dopo tanti anni che ho passato a osservare e ad ammirare le donne con il velo, e con tantissime paure che avevo, quel giorno ho messo il velo per entrare nella moschea e tutto il tempo piangevo dalla felicità e dalla paura nello stesso tempo.

Ho sempre avuto paura di morire prima di mettere il velo e così fare tardi, e quindi pregavo sempre ad Allah di non prendermi l'anima prima che lui sia contento di me e delle mie azioni. Ero musulmana ma nessuno lo sapeva e questo mi faceva sentire ancora peggio, adesso invece sono orgogliosa quando cammino perché è inevitabile capirlo, alhamdulillah.

Ho partorito il mio primo figlio nel 2014 e i miei pensieri sono cambiati in meglio, alhamdulillah. Ho cominciato a pensare al futuro del mio bambino, cosa vedrà lui da me, cosa imparerà se io non sapevo nemmeno pregare. Mia mamma non sapeva pregare e, purtroppo, nel paese da dove vengo non era bello per una donna andare in moschea, perché c'erano uomini e non c'era nessuno che poteva insegnarle. Per fortuna adesso è cambiato tutto e le donne hanno più possibilità e conoscono meglio i loro diritti. Mia mamma aveva la fede in Allah e ci ha insegnato quella, di credere soltanto in Allah e di seguire il bene e la verità costi quel che costi e di resistere davanti ai test, altrimenti dobbiamo rispondere davanti al Creatore.

Per prima cosa ho chiesto a tutti quelli che conosco di insegnarmi a pregare, ma tutti dicevano due o tre parole e niente che mi aiutava a capire. Così ho deciso di cercare da sola su internet e piano piano ho cominciato a pregare, prima solo il fajr, poi il dhuhr e così via. Piano piano, alhamdulillah, ho imparato tutto, anche se per me era molto difficile, purtroppo anche perché dopo il parto mi è venuta l'ansia post parto, e anche questo era nuovo per me e ingestibile. Mi venivano attacchi troppo forti che mi facevano cadere sul posto dove mi prendeva, specialmente in cucina e al caldo. Non sopportavo il caldo, quasi svenivo, ed è per questo motivo che avevo paura di mettermi il velo, perché se poi non riuscivo a tenerlo, dovevo toglierlo e avevo paura, purtroppo, del giudizio delle persone del nostro paese. Nessuno avrebbe pensato che ci avrei provato, ma avrebbero parlato di come io non prendo sul serio l'islam e il hijab e così rimandavo sempre il mio più grande sogno.

Nel novembre del 2019 mio marito è andato per lavoro a Dubai e ha portato anche me e nostro figlio. Lì mi sono sentita liberata. Liberata dagli sguardi, liberata dal peso del giudizio. Ovunque mi giravo c'erano moschee e persone che sembrava io conoscessi. Erano tutti amici, ed è questo il cuore dell'islam: siamo tutti fratelli e sorelle. C'era la sicurezza ovunque ti giravi, non era pericoloso camminare per strada da sola, anche dopo mezzanotte, con la paura che qualcuno ti facesse qualcosa di brutto. E questo è l'islam, questa è la nostra bellissima religione che non permette l'ingiustizia verso noi donne. Così ho deciso di provare lì a mettere il velo. Non c'era nessuno che mi potesse giudicare se non ci riuscivo, se la maledetta ansia vinceva, almeno sapevo di averci provato e rimaneva tra me e Allah.

Ma quel 7 dicembre del 2019 ho messo il velo all'entrata della moschea e

quando sono uscita non riuscivo più a toglierlo.

Qualcosa dentro di me si era fermato e le mani non mi andavano in testa, solo continuavo a piangere.

Mio marito all'inizio pensava che fosse soltanto un mio desiderio di stare con il velo per la giornata o almeno mentre eravamo lì e che poi al ritorno in Italia l'avrei tolto. Abbiamo litigato quella sera e per una settimana non mi ha parlato. Invece di essere felice per me, cercava di convincermi che avrei dovuto ascoltarlo perché lui è mio marito. Ma io gli ho detto che alhamdulillah finalmente ho vinto le mie paure e adesso mi sento più tranquilla e più felice per aver obbedito ad Allah. E che se lui voleva poteva divorziare da me se c'era qualcosa che non gli andava con me, ma che

il velo è una mia scelta, perché prima viene la parola di Allah poi del marito. Ma io il mio velo non l'avrei più tolto.

Perché anche i suoi genitori non sono praticanti e sua madre continua tutt'oggi a ripetergli che loro sono moderni e che se fosse per lei io non dovrei portare il velo. E tutto questo mi rende le cose ancora più difficili.

Ma io ho resistito e lui piano piano si è abituato al velo. 

Il khimar, che è il mio più grande sogno. Preferisco vestiti lunghi e abaye, ma lui insiste anche per un abbigliamento più moderno. Quindi per adesso aspetto e prego ad Allah che lo guidi sulla strada giusta e così un giorno lui sarà contento delle mie decisioni.

Pregate anche voi per me, sorelle, che per la mia famiglia la prima cosa sia il din e l'islam. Anche io prego per tutti voi e per tutto l'ummah. Insh'Allah che Allah ci perdoni e che sia contento di tutti noi.

 

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