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LA PRODUTTIVITÀ È SOPRAVVALUTATA

LA PRODUTTIVITÀ È SOPRAVVALUTATA

LA PRODUTTIVITÀ È SOPRAVVALUTATA

Di Sumi Saiboub

 

Ora che la vita all’aperto è momentaneamente sospesa, tutte le attività sono traslocate sulle piattaforme digitali: dalle riunioni alle lezioni di pilates, l’esclusività dell’evento è determinata da se necessita di un link di accesso o se è trasmesso live su Instagram o YouTube. Questo significa anche più tempo a disposizione perché tutti gli spostamenti sono stati cancellati e più libertà di prendere in mano il cellulare tutte le volte che lo schermo si illumina o che vogliamo condividere qualcosa. Non so bene per quale motivo, ma molti sembrano associare il rimanere a casa ad un periodo di ferie extra magicamente offerte dall’anno 2020 e in quanto tali devono diventare l’occasione della vita per costruire imperi e fare più del solito.

Produttività, quarantena, lockdown

Ho perso il conto di quante storie ho visto sui social di routine perfettamente calcolate nei minimi dettagli per poter massimizzare il tempo a disposizione e la conseguente pressione che hanno generato in me di fare altrettanto. Ma vi svelerò un segreto, se anche voi sentite di appartenere alla categoria di persone, che non si sentono in formissima e nemmeno tanto motivate, sappiate che è normale. La reazione più naturale ad una pandemia, che sta condizionando in maniera radicale il nostro stile di vita, non è quella di iniziare una competizione di produttività e non c’è da sentirsi in difetto se non siamo in grado di produrretanto quanto ci mostrano gli altri online.

Per quanto assurdo possa sembrare, siamo tutti frutto di esperienze e condizioni di vita diverse e proprio per questo non esiste un solo modo di reagire a situazioni come questee se alcuni giorni riusciamo a concludere di più ed altri di meno, va bene: il nostro valore non è dato da quanto produciamo. Non siamo macchine, siamo esseri che sentono e a volte ci sentiamo stanchi, altre pieni di energie e altre ancora vogliamo solo bere qualcosa di freddo mentre scrolliamo una selezione di meme e non c’è nulla di sbagliato in tutto questo.

Se c’è una cosa che ho imparato in un mese di reclusione a casa è che la vita non si è fermata, accade ancora, ma tra le mura delle nostre case, che oltre all’essere i luoghi in cui cercavamo riposo ora sono anche gli scenari delle nostre giornate, anche di quelle no. Proprio per questo creare continuum incessanti di cose da fare, in un momento come questo è forse la scelta peggiore da compiere, quello che ci serve è ascoltarci e accettare tutto quello che sentiamo, senza sentire la pressione di dover costruire imperi perché la lezione più grande che un momento storico come questo ci insegna è che come la nostra vita possa apparire agli altri, deve essere l’ultima delle nostre preoccupazioni .

 

 

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