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Il libro delle espressioni del Dhikr – Kitâbu l-Adhkâr (An-Nawawi)

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Nel Kitâbu l-Adhkâr, An-Nawawi, autore de “I Giardini dei Devoti” presenta le Invocazioni a Dio e le espressioni del Ricordo di Allah (Dhikr) trasmesse tradizionalmente per essere utilizzate ‘di notte e di giorno’ in ogni situazione, che si tratti di occasioni specificatamente rituali o dei normali frangenti dell’esistenza. Innumerevoli sono le Benedizioni che i credenti possono trarre nella  loro vita tradizionale, da questo libro, rigorosamente basato sulle Fonti della Sunna profetica.

pag. 810

 

Prefazione dell'Editore

La redazione del testo chiamato popolarmente e per brevità (anche dal suo stesso autore) Kitâbu l-adnkâr ('Libro delle espressioni del Ricordo di Allah'), ma il cui vero titolo è Hilyatu l-abrâr wa shi'âru l-akhyâr fi talkhîsid-daawât wa l-adnkâri l-mustahabba fi 1-layli wa n-nahâr ('L'ornamento dei pii e l'emblema dei buoni nel breviario delle Invocazioni e delle espressioni del Ricordo di Dio raccomandate di notte e di giorno'), fu iniziata da Muhiyyu d-Din Abû Zakariya Yahyâibn Sharaf An-Nawawi, allora trentaseienne, Giovedì 24 Ramadan dell'anno 666 dall'Egira (corrisponden-te al 7 Giugno 1268), e terminò pochi mesi dopo, nel mese di Muharra 667 (fine Settembre / inizio Ottobre 1268).

Siamo dunque circa tre anni e mezzo prima dei 'Giardini dei devoti' (in arabo Riyâdu s-sálihin, finito di comporre il 4 Ramadan 670, o 4 Aprile 1272), testo con il quale il Kitâbu l-adhkar ha un'evidente relazione. Del re-sto, metà circa degli hadith riportati nel Kitâbu l-adhkâr sono presenti anche nei Riyâd,' e i due libri possono essere visti l'uno completare l'altro, sino a consistere in un unicum dottrinale, di modo che Najmu d-din Al-Gayti può dire:"Tienti saldamente ai dati tradizionali riportati da An-Nawawi, e su di essi basati; e lascia pascolar liberamente gli occhi della meditazione nel giardino della vera Ricchezza! Sii costante nel frequentare la zona riservata' rappresentata dai suoi Adnkâr e dai suoi Riyâd, e attesta una sua Via dallo splendido significato."

Ci esimiamo in questa nostra prefazione dal parlare diffusamente di An-Nawawi, rimandando a quanto già abbiamo detto su di lui nella nostra Prefazione ai Riyâdu s-sâlihîn; ad essa rimandiamo anche per certe considerazioni generali, riguardanti in particolar modo il carattere sacro ed imprescindibile delle indicazioni profetiche, e d'altra parte l''adattamento' a volte necessario per la messa in atto di queste ultime.

Quanto al contenuto del Kitâbu l-adnkâr, noteremo per prima cosa che esso si pone all'interno di un "filone' convenzionalmente riferito alle opere della notte e del giorno', libri nei quali vengono date indicazioni operative a riguardo delle Invocazioni e delle espressioni del Ricordo di Allah da pronunciare in tutte le occasioni della 'vita tradizionale' dei credenti, i quali, come dice An-Nawawi nella sua Introduzione al presente testo, "si impegnano nell'obbedire ad Allah, e sono assidui nel ricordarLo alla sera e al mattino, al mutare degli stati, e in ogni momento della notte e del giorno, di modo che i loro cuori vengono illuminati dagli splendori delle Luci. Più in particolare, il riferimento al ciclo giornaliero comprensivo dell'alternarsi della notte e del giorno, tipico di questo genere di opere, allude ad una diversità di situazioni (anche opposte in modo complementare, come quando si stanno compiendo dei riti nel senso proprio della parola e quando si è invece affaccendati nella vita comune, o quando si è in difficoltà e quando viceversa si è felici ecc.), situazioni in cui il credente si viene a trovare nello scorrere dell'esistenza, un'esistenza che se è in effetti 'condi-zionata' e peritura, è non di meno consapevolmente sottoposta all'Ordine divino (espresso in cicli temporali perfettamente cadenzati), e dunque non è affatto 'profana'.Questo cosciente conformarsi all'Ordine di Dio ha luogo anche a mezzo dell'Invocazione (duâ) e del Ricordo di Allah (dnikr), che sono l'oggetto del Kitâbu l-adnkâr, libro che risulta per ciò stesso eminentemente e direttamente 'operativo', e viene così a differenziarsi dai Riyâdu s-sâlihin, cui scopo è la pura conoscenza riassuntiva dei principali insegnamenti dell'Inviato di Allah.

I termini dua e drikr indicano due tipi differenti di espressioni rituali: l'Invocazione di richiesta e il Ricordo di Allah, la prima avente come fine l'ottenimento qualche beneficio (ciò che non sfugge al dominio dell'individualità umana, essendo i benefici richiesti, per quanto in gran parte nulla trascurabili, essenzialmente relativi e contingenti), e la seconda ef-fettuata senza alcun obiettivo terreno (esprimendo un'aspirazione totalmente disinteressata verso l'Assoluto, o diciamo l'Universale). Sull'importanza del Ricordo di Allah si riportano innumerevoli dati tradizionali, come il versetto coranico in cui Dio dice «RicordateMi, ed lo v1 ricorderò» (1, 152); o ancora, come le seguenti parole divine riportate in un ha-dith qudsiyy: "Io sono presso il pensiero che il Mio servo ha di Me, e sono con lui quando Mi ricorda!" E il Profeta # dice: "Chi ricorda il suo Signore e chi non Lo ricorda sono rispettivamente come il vivo e il morto." E del re-sto, come è detto in un verso di poesia riportato in una delle edizioni del Ki-tâbu l-adnkâr da noi utilizzate,

"come potrà l'amante dimenticare il Ricordo di un Amato il cui nome è scritto nel suo cuore?"

Quanto all'Invocazione, il Profeta # ebbe a dire: "L'Invocazione si i-

dentifica all'Adorazione rituale." E disse: "L'Invocazione è l'Arma del cre-dente, è il Sostegno della Religione, ed è la Luce dei Cieli e della terra." E ancora: "Non respinge il Decreto principiale se non l'Invocazione, e non prolunga la vita se non la Pietà." o óio

La differenza tra dua e dhikr quale da noi postulata assume tuttavia un aspetto più sfumato se si considera da una parte che il dua secondo Verità è una 'convocazione' (visto che l''invocazione' non avrebbe luogo se non fosse permessa da Dio, di modo che in essa v'è senz'altro un elemento propriamente divino e sovra-individuale, per non parlare di come molti duâ sono tramandati direttamente dall'Inviato di Allah #, Esempio bellissimo e prototipo dell'Uomo universale, e dunque Ponte che porta dal contingente all'Eterno), e dall'altra che il dnikr ha un 'utilizzo' ben reale (rappresentando ad esempio una delle Porte della Realizzazione metafisica, così da essere u-tilizzato in tal senso dalle organizzazioni iniziatiche). Ecco che non si è certo lontani dal vero se si sostiene che du'â e diikr rappresentano a ben vedere due modalità differenti ma al contempo anche vicine; si potrebbe anche dire che non si tratta che di due facce della stessa medaglia, di quella 'Parola santa' cioè che il servo rivolge ad Allah da un lato rivolgendosi in maniera 'ascendente' alla Sua purissima Conoscenza nel Ricordo incantatorio, e dall'altro cercando la "discesa' benedicente e provvidenziale della Sua Presenza con l'Invocazione, effettuata in realtà per Suo Ordine (ciò che spiega tra l'altro come essa nel hadith citato poco fa sia definita dal Profeta stesso "Luce dei Cieli e della terra'").

L'intitolazione riassuntiva Kitâbu l-adnkâr rivela dunque un'inaspettata coerenza logica: se infatti a motivo dell'esigenza di trovare un titolo sintetico rimane solo il riferimento agli adnkâr (pl. di dnikr) e scompare quello ai da awât (pl. di dưa),' è perché il dnikr, nel suo aspetto più propriamente metafisico, 'comprende' in certo qual modo il duâ, e viene logicamente prima di esso, così che l'Invocazione si deve considerare, almeno da un certo punto di vista, come una derivazione del 'Ricordo', o diciamo come una modalità di dhikr.

Il Kitâbu l-adnkâr si dipana dunque nella presentazione dei principali dati tradizioni islamici (coranici e profetici) che contengono le indicazioni fondamentali relative alle formule di dua e di dnikr da pronunciare in ogni situazione 'della notte e del giorno', ciò chem costituisce la parte più importante del libro. An-Nawawi aggiunge poi, nello studio dei vari argomenti, da una parte le opinioni dei maggiori esponenti della sua scuola giuridica (la Sciafeita) e dall'altra un certo numero di detti ed aforismi di sapienti e di Santi musulmani (e ciò a differenza dei Riyâd, opera quasi del tutto priva di tali aggiunte); di questi due elementi aggiuntivi, il primo trova la sua giustificazione nel fatto che quanti conoscono la Legge sacra a giusto titolo traggono deduzioni dagli hadith e dal Corano (benché non vi sia dubbio che tali deduzioni, almeno nella misura in cui procedono dall'elemento 'razionale' e non dalla metafisica pura, posseggono un certo margine di arbitrariedà, e dunque non hanno lo stesso carattere di infallibilità proprio dei dati propriamente "tradizionali'), mentre i secondi costituiscono viceversa la testimonianza di come gli uomini possano raggiungere un livello spirituale tale da intendere pienamente il significato, o diciamo meglio il proponimento, del Dato sacro, che si tratti di Corano o di hadith."Da quanto precede, s'intuisce facilmente il valore e l'importanza del Ki-tâbu l-adnkâr. A testimonianza della sua utilità sarà sufficiente un noto detto attribuito a certi sapienti dell'Islam: "Vendi la casa, e compra [il Libro de]gli adnkâr" Che Allah faciliti ai Credenti e a tutti i Musulmani la retta comprensione e l'utilizzo operativo di questo testo!

Il testo arabo del Kitâbu l-adnkâr è stato da noi stabilito sulla base di quattro edizioni a stampa: 1) quella pubblicata senza data dalla Dâru I-Argam ibn Abi l-Argam; 2) l'edizione critica pubblicata nel 2005 dalla DâruI-minhâj, basata sul manoscritto più antico, redatto nel 695 dall'Egira dietro dettatura di uno degli allievi di An-Nawawi, Ibn Al-'Attâr; 3) il testo intitolato Lawâmiu l-adnkâr, pubblicato nel 2014 per le case editrici Dâru bni Kathir e Dâru l-kalimi t-tayyib, con alcune note di commento a cura di Mu-hiyyu d-Din Mestû; 4) quella intitolata Al-futûhâtu r-rabbâniyya alâ l-adnkâri n-nawâwiyya, con un commento completo a cura di Muhammad ibn'Allân.Prefazione dell'Editore
La redazione del testo chiamato popolarmente e per brevità (anche dal suo stesso autore) Kitâbu l-adnkâr ('Libro delle espressioni del Ricordo di Allah'), ma il cui vero titolo è Hilyatu l-abrâr wa shi'âru l-akhyâr fi talkhîsi
d-daawât wa l-adnkâri l-mustahabba fi 1-layli wa n-nahâr ('L'ornamento dei pii e l'emblema dei buoni nel breviario delle Invocazioni e delle espressioni del Ricordo di Dio raccomandate di notte e di giorno'), fu iniziata da
Muhiyyu d-Din Abû Zakariya Yahyâ

Sharaf An-Nawawi,allora trentaseienne, Giovedì 24 Ramadan dell'anno 666 dall'Egira (corrisponden-te al 7 Giugno 1268), e terminò pochi mesi dopo, nel mese di Muharram
667 (fine Settembre / inizio Ottobre 1268).
Siamo dunque circa tre anni e mezzo prima dei 'Giardini dei devoti' (in arabo Riyâdu s-sálihin, finito di comporre il 4 Ramadan 670, o 4 Aprile
1272), testo con il quale il Kitâbu l-adhkar ha un'evidente relazione. Del re-sto, metà circa degli hadith riportati nel Kitâbu l-adhkâr sono presenti anche nei Riyâd,' e i due libri possono essere visti l'uno completare l'altro, sino a consistere in un unicum dottrinale, di modo che Najmu d-din Al-Gayti può dire:
"Tienti saldamente ai dati tradizionali riportati da An-Nawawi, e su di essi basati; e lascia pascolar liberamente gli occhi della meditazione nel giardino della vera Ricchezza! Sii costante
nel frequentare la zona riservata' rappresentata dai suoi Adnkâr e dai suoi Riyâd, e attesta una sua Via dallo splendido significato."
Ci esimiamo in questa nostra prefazione dal parlare diffusamente di An-
Nawawi, rimandando a quanto già abbiamo detto su di lui nella nostra Prefazione ai Riyâdu s-sâlihîn; ad essa rimandiamo anche per certe considerazioni generali, riguardanti in particolar modo il carattere sacro ed imprescindibile delle indicazioni profetiche, e d'altra parte l''adattamento' a volte necessario per la messa in atto di queste ultime.
Quanto al contenuto del Kitâbu l-adnkâr, noteremo per prima cosa che esso si pone all'interno di un "filone' convenzionalmente riferito alle opere della notte e del giorno', libri nei quali vengono date indicazioni operative a riguardo delle Invocazioni e delle espressioni del Ricordo di Allah da pronunciare in tutte le occasioni della 'vita tradizionale' dei credenti, i quali, come dice An-Nawawi nella sua Introduzione al presente testo,
"si impegnano
nell'obbedire ad Allah, e sono assidui nel ricordarLo alla sera e al mattino, al mutare degli stati, e in ogni momento della notte e del giorno, di modo che i loro cuori vengono illuminati dagli splendori delle Luci. "2
Più in particolare, il riferimento al ciclo giornaliero
comprensivo
dell'alternarsi della notte e del giorno, tipico di questo genere di opere, allude ad una diversità di situazioni (anche opposte in modo complementare, come quando si stanno compiendo dei riti nel senso proprio della parola e quando si è invece affaccendati nella vita comune, o quando si è in difficoltà e quando viceversa si è felici ecc.), situazioni in cui il credente si viene a trovare nello scorrere dell'esistenza, un'esistenza che se è in effetti 'condi-zionata' e peritura, è non di meno consapevolmente sottoposta all'Ordine divino (espresso in cicli temporali perfettamente cadenzati), e dunque non è affatto 'profana'.
Questo cosciente conformarsi all'Ordine di Dio ha luogo anche a mezzo dell'Invocazione (duâ) e del Ricordo di Allah (dnikr), che sono l'oggetto del Kitâbu l-adnkâr, libro che risulta per ciò stesso eminentemente e direttamente 'operativo', e viene così a differenziarsi dai Riyâdu s-sâlihin, cui scopo è la pura conoscenza riassuntiva dei principali insegnamenti dell'Inviato di
Allah幾.
I termini dua e drikr indicano due tipi differenti di espressioni rituali: l'Invocazione di richiesta e il Ricordo di Allah, la prima avente come fine
l'ottenimento
qualche beneficio (ciò che
non sfugge al dominio
dell'individualità umana, essendo i benefici richiesti, per quanto in gran parte nulla trascurabili, essenzialmente relativi e contingenti), e la seconda ef-fettuata senza alcun obiettivo terreno (esprimendo un'aspirazione totalmente disinteressata verso l'Assoluto, o diciamo l'Universale).
Sull'importanza del Ricordo di Allah si riportano innumerevoli dati tradizionali, come il versetto coranico in cui Dio dice «RicordateMi, ed lo v1 ricorderò» (1, 152); o ancora, come le seguenti parole divine riportate in un ha-dith qudsiyy: "Io sono presso il pensiero che il Mio servo ha di Me, e sono con lui quando Mi ricorda!" E il Profeta # dice: "Chi ricorda il suo Signore e chi non Lo ricorda sono rispettivamente come il vivo e il morto." E del re-sto, come è detto in un verso di poesia riportato in una delle edizioni del Ki-tâbu l-adnkâr da noi utilizzate,
"come potrà l'amante dimenticare il Ricordo di un Amato il cui nome è scritto nel suo cuore?"
Quanto all'Invocazione, il Profeta # ebbe a dire: "L'Invocazione si i-
dentifica all'Adorazione rituale." E disse: "L'Invocazione è l'Arma del cre-dente, è il Sostegno della Religione, ed è la Luce dei Cieli e della terra." E ancora: "Non respinge il Decreto principiale se non l'Invocazione, e non prolunga la vita se non la Pietà." 
La differenza tra dua e dhikr quale da noi postulata assume tuttavia un aspetto più sfumato se si considera da una parte che il dua secondo Verità è una 'convocazione' (visto che l''invocazione' non avrebbe luogo se non fosse permessa da Dio, di modo che in essa v'è senz'altro un elemento propriamente divino e sovra-individuale, per non parlare di come molti duâ sono tramandati direttamente dall'Inviato di Allah #, Esempio bellissimo e prototipo dell'Uomo universale, e dunque Ponte che porta dal contingente all'Eterno), e dall'altra che il dnikr ha un 'utilizzo' ben reale (rappresentando ad esempio una delle Porte della Realizzazione metafisica, così da essere u-tilizzato in tal senso dalle organizzazioni iniziatiche). Ecco che non si è certo lontani dal vero se si sostiene che du'â e diikr rappresentano a ben vedere due modalità differenti ma al contempo anche vicine; si potrebbe anche dire che non si tratta che di due facce della stessa medaglia, di quella 'Parola santa' cioè che il servo rivolge ad Allah da un lato rivolgendosi in maniera 'ascendente' alla Sua purissima Conoscenza nel Ricordo incantatorio, e dall'altro cercando la "discesa' benedicente e provvidenziale della Sua Presenza con l'Invocazione, effettuata in realtà per Suo Ordine (ciò che spiega tra l'altro come essa nel hadith citato poco fa sia definita dal Profeta stesso
# "Luce dei Cieli e della terra'").
L'intitolazione riassuntiva Kitâbu l-adnkâr rivela dunque un'inaspettata coerenza logica: se infatti a motivo dell'esigenza di trovare un titolo sintetico rimane solo il riferimento agli adnkâr (pl. di dnikr) e scompare quello ai
da awât (pl. di dưa),'
è perché il dnikr, nel suo aspetto più propriamente metafisico, 'comprende' in certo qual modo il duâ, e viene logicamente prima di esso, così che l'Invocazione si deve considerare, almeno da un certo punto di vista, come una derivazione del 'Ricordo', o diciamo come una modalità di dhikr.
Il Kitâbu l-adnkâr si dipana dunque nella presentazione dei principali dati tradizioni islamici (coranici e profetici) che contengono le indicazioni fondamentali relative alle formule di dua e di dnikr da pronunciare in ogni situazione 'della notte e del giorno', ciò che costituisce la parte più importante del libro. An-Nawawi aggiunge poi, nello studio dei vari argomenti, da una parte le opinioni dei maggiori esponenti della sua scuola giuridica (la Sciafeita) e dall'altra un certo numero di detti ed aforismi di sapienti e di Santi musulmani (e ciò a differenza dei Riyâd, opera quasi del tutto priva di tali aggiunte); di questi due elementi aggiuntivi, il primo trova la sua giustificazione nel fatto che quanti conoscono la Legge sacra a giusto titolo traggono deduzioni dagli hadith e dal Corano (benché non vi sia dubbio che tali deduzioni, almeno nella misura in cui procedono dall'elemento 'razionale' e non dalla metafisica pura, posseggono un certo margine di arbitrarietà, e dunque non hanno lo stesso carattere di infallibilità proprio dei dati propriamente "tradizionali'), mentre i secondi costituiscono viceversa la testimonianza di come gli uomini possano raggiungere un livello spirituale tale da intendere pienamente il significato, o diciamo meglio il proponimento, del Dato sacro, che si tratti di Corano o di hadith."
Da quanto precede, s'intuisce facilmente il valore e l'importanza del Ki-tâbu l-adnkâr. A testimonianza della sua utilità sarà sufficiente un noto detto attribuito a certi sapienti dell'Islam: "Vendi la casa, e compra [il Libro de]gli adnkâr" Che Allah faciliti ai Credenti e a tutti i Musulmani la retta comprensione e l'utilizzo operativo di questo testo!
Il testo arabo del Kitâbu l-adnkâr è stato da noi stabilito sulla base di quattro edizioni a stampa: 1) quella pubblicata senza data dalla Dâru I-
Argam ibn Abi l-Argam; 2) l'edizione critica pubblicata nel 2005 dalla Dâru
I-minhâj, basata sul manoscritto più antico, redatto nel 695 dall'Egira dietro dettatura di uno degli allievi di An-Nawawi, Ibn Al-'Attâr; 3) il testo intitolato Lawâmiu l-adnkâr, pubblicato nel 2014 per le case editrici Dâru bni Kathir e Dâru l-kalimi t-tayyib, con alcune note di commento a cura di Mu-hiyyu d-Din Mestû; 4) quella intitolata Al-futûhâtu r-rabbâniyya alâ l-adnkâri n-nawâwiyya, con un commento completo a cura di Muhammad ibn
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