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Le donne nel Corano

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un libro scritto, tradotto, curato e impaginato da donne musulmane,

offre un approccio al Testo sacro che mette in rilievo la cura, la tenerezza e la giustizia riservata da Allah alle donne

“Il suo scopo è un tentativo di rilettura di tali versetti alla luce della totalità del messaggio, che come abbiamo visto ha inaugurato una nuova concezione dell’identità femminile. Dalla creazione del primo essere umano, passando per la rappresentazione storica di modelli femminili molto suggestivi, e tramite iniziative tese ad una migliore percezione del femminile, il messaggio coranico ha incontestabilmente eretto una nuova visione della donna, fondata su più giustizia e autonomia”.

di Asma Lambaret

pag, 180

 

Prefazione

Quest'opera di Asma Lamrabet scrittrice e teologa musulmana contemporanea si inserisce in un dibattito che dura da alcuni decenni e che ha caratterizzato la storia della comunità musulmana negli ultimi 150 anni.
Fu infatti nella seconda metà del secolo XIX che alcuni giovani, usciti dalle vecchie Madrase, Jamal al-Din al-Afghani, Rashid Rida e più tardi Sheikh Hassan al Banna e Sheikh Mohammed Ghazali, cominciarono a portare avanti una lettura critica delle Fonti senza staccarsi in alcun modo dall'ortodossia sunnita, ma rendendo viva ed attuale la pratica islamica quotidiana. Una pratica fatta di culto (ibada) ed impegno sociale per una società più giusta, partendo dalla necessità di costruire una classe dirigente valida per educare le masse e giungere all'ideale anche politico di una Umma più vicina alla Comunità Profetica di Medina.
Una delle prime questioni di cui si occuparono questi fratelli e queste sorelle fu la questione femminile. Lo fecero innanzitutto cercando di favorire l'educazione religiosa delle fanciulle e delle giovani che era stata preclusa a causa di norme sociali sclerotiche. Alle ragazze in alcuni Paesi come l'Egitto, il Marocco o l'Iran era vietato formalmente uscire di casa per studiare e dovettero curare la loro formazione a domicilio fino agli anni dieci dello scorso secolo. In altri contesti più favorevoli, come nella parte tatara della Russia, i movimenti riformatori riuscirono a fondare decine di scuole islamiche in cui oltre al Sacro Corano si insegnavano l'arabo clas-sico, la lingua nazionale, la storia, la matematica alle bambine ed alle ragazze in piena epoca zarista.
I riformatori, uomini e donne, vivevano in paesi devastati dal colonialismo dove veniva fornita una lettura quietista dell'Islàm avulsa dalla realtà quotidiana e dove cercavano di infiltrarsi i nemici della religione per sedurre le masse ignoranti e superstiziose.
A partire dagli Anni 20 con Zaynab al Ghazali in Egitto, Muhsina Bubi in Russia e con Fatima Jenna in Pakistan, cominciarono a formarsi migliaia di donne musulmane credenti e praticanti che organizzarono corsi di educazione musulmana per le donne del popolo attraverso le prime Associazioni Femminili musulmane, opponendosi al contempo al femminismo laico di matrice occidentalista ma anche al letteralismo asfissiante di alcuni esponenti più conservatori. A differenza del femminismo laico spesso antireligioso il movimento riformista musulmano si nutriva della Tradizione profetica per difendere i diritti concessi da Allah alle donne e negati da governi ingiusti ed interpretazioni limitanti.
Asma Lamrabet è una delle continuatrici di questo immane lavoro che porta avantida diversi anni con buoni risultati. È stata tra l'altro per anni direttrice del Gerfi un gruppo di studio costituito a Barcellona nel 2004 da tre importanti intellettuali musulmane: la stessa Lamrabet, Malika Hamidi direttrice dell'European Muslim Network e Yaratullah Monturiol, l'attivista musulmana catalana. Tra le finalità del gruppo, oltre alla promozione della cultura musulmana, l'interpretazione e la critica del diritto islamico positivo e delle pratiche comunitarie aventi per oggetto i diritti delle donne. Il Gruppo dopo alcuni anni siglò un accordo di partnership con la Rabita Mohammedyya degli Ulemaa del Marocco attraverso il quale ottenne maggiore autorevolezza presso l'opinione pubblica musulmana e non.
Le sue osservazioni possono piacere o meno ma rappresentano comunque un tentativo importante di costruire un Islam attento alla spiritualità ed ai fini ultimi del Messaggio profetico spesso confuso da un diritto musulmano impregnato di norme consuetudinarie che fanno riferimento ad una società che non esiste più.
Tra l'altro questa visione del Messaggio comporta un lavoro fraterno e condiviso tra donne e uomini perché nessuna società musulmana può svilupparsi nella guerra o nella sfiducia tra i sessi, che fanno scricchiolare l'istituzione familiare creando infelicità e traumi alle nuove generazioni.
La lettura di quest'opera è anche un'occasione di superare una dimensione identitaria della fede musulmana, visione di cui sono pieni la maggior parte dei libri editi in Occidente che si occupano di quelle società e che riduce l'Islàm ad una serie di riti incomprensibili al mondo circostante. L'effetto è una pratica religiosa superficiale che sostanzialmente non porta alcun miglioramento nei comportamenti di chi la osserva. Ad esempio portare il velo non è semplicemente coprirsi la testa ma richiama purezza di comportamento e protezione dal peccato: è una dimensione di vita non un indumento.
La visione di Asma Lamrabet, un Islàm di liberazione ispirato trabocca di quella spiritualità profonda che è Luce e salvezza per il mondo e per le anime. Una fede viva e sincera, mai bigotta ma sempre capace di distinguere quello che viene da Allah da quello che è opera umana. Un richiamo forte alla responsabilità alla quale il credente e la credente sono coinvolti in egual misura, una volontà di rendere la pratica musulmana più profonda e significativa per tutti e di costruire rapporti sani di solidarietà nella Umma e tra gli esseri umani in un mondo pieno di conflitti e di ingiustizia.
Ricordiamoci che l'Islàm è il giardino che ha fatto fiorire alimat trasmettitrici ed interpreti di hadith, giuriste o mufti, mistiche e poetesse, alcune tra loro spose del Profeta e donne delle prime generazioni. Donne come Rabyya Al Adawwia e Fatima di Samarcanda sono conosciute in tutto il mondo musulmano.
Le donne hanno il diritto di partecipare allo stesso modo degli uomini all'interpretazione e all'insegnamento della religione e, nonostante gli ostacoli che si possono frapporre, è incalcolabile il numero di quelle che lo fanno.

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