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Metafisica della zakat

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di ‘Abdu r-Razzâq Yahyâ (Charles-André Gilis)

La zakât è l’‘elemosina rituale’ e fa parte dei ‘pilastri’ dell’Islam; il termine deriva da una radice araba avente il senso di ‘purificazione’. Sulla base dell’opera di Ibn Arabî (ma anche di quella di René Guénon e di Michel Vâlsan, nell’Islam Sheykh Abd al-Wâhid Yahyâ e Sheykh Mustafâ Abd Al-Azîz), Gilis la considera principalmente come il ‘diritto di Allah’ che deve essere riconosciuto tanto sulle ricchezze quanto sull’anima stessa dell’uomo, e va alla ricerca delle implicazioni di ordine ‘metafisico’ che se ne possono legittimamente dedurre.

“La zakât iniziatica,” dice Gilis, “appare essenzialmente come una purificazione rispetto a tutto ciò che è ‘illusione’, il che è come dire che la dottrina che vi si riferisce è una dottrina della realizzazione attraverso la Conoscenza.”

Edizioni Orientamento/Al-Qibla, 169 pagg.

 

 Introduzione generale


La Zakât è il diritto di Allâh (haqq Allâh). La sua applicazione più nota, quella che porta solitamente il nome di za-kât, è il diritto di Allah sulle ricchezze; tuttavia il Corano prevede espressamente una zakât dell'anima: «(...) E per un'anima e Ciò che l'ha formata armoniosamente, e le ha ispirato la sua iniquità e il suo pio timore. Chi la purificherà (zakkâ-hâ) conoscerà il successo, e chi cercherà di mantenerla per sé sarà deluso» (XC1, 7-10). In riferimento a questo passag-gio, Ibn Arabî afferma: "La zakât è il diritto di Allâh sulla ricchezza e sull'anima." La zakât dell'anima, proprio come quella che è prelevata sui beni, deriva da un comando divino espresso nel Corano sotto forma di un divieto: «fa-lâ tuzakkû anfusa-kum Huwa a'lamu bi-man ittagâ Non purificatevi da voi stessi. Egli sa meglio chi ha pio timore» (LIII, 32). L'esoterismo islamico estende la nozione di diritto di Allâh a tutto ciò che appare come 'altro da Allâh', e che è chiamato "regno di Allâh' (mulk). Tutti gli esseri che questo regno contiene non appartengono che a Lui, che è il solo vero 'proprie-tario'; tutto ciò che ne fa parte Gli spetta di diritto: "kullu má siwâ Allâh fa-huwa li-Llâhi bi-Llâhi Tutto ciò che è altro da Allâh appartiene ad Allâh e non esiste che per mezzo Suo." Così si spiega il nesso tra la zakât ed il simbolismo del Tro-no, perché il Trono dell'Assise divina (arsh al-istiwa), sul quale l'Altissimo siede per mezzo del Suo nome ar-Rahman, è il simbolo per eccellenza del Regno divino.
Nel capitolo 13 delle Futûhât, Ibn Arabi precisa che il termine 'arsh può designare tanto il Regno che la Sede (sa-rir)? che lo rappresenta; è del primo significato che egli tratta in tale capitolo, perché esso comporta "un'utilità nella via i-niziatica." Lo stesso vale per la zakât, la cui dottrina appare innanzitutto come esoterica e metafisica, mentre le sue applicazioni pratiche non rappresentano che un aspetto derivato e subordinato. La necessità spirituale di considerare la sha-rîa non semplicemente come un insieme di regole che reggono la vita sociale ma piuttosto come la manifestazione di realtà divine in seno alla comunità, può essere essa stessa considerata come una forma di zakât; ciò che fa ricordare come le regole del diritto islamico siano delle prescrizioni divine, e come non ci si possa opporre ad esse o contestarle con disinvoltura, come se si trattasse di un'opera umana. Il diritto non può essere separato dalla giustificazione spirituale del diritto, e questa è il riflesso di realtà principiali; tale è la parola del Profeta "li kulli haqq hagîqa ad ogni diritto corrisponde una realtà divina."
L'interpretazione esoterica (itibâr) del diritto è la zakât del diritto, l'espressione del diritto di Allâh sulla prescrizione giuridica. Ciò chiarisce perché lo Sheykh al-Akbar giustifichi in termini generali il suo metodo di interpretazione delle regole giuridiche proprio nel capitolo sulla zakat: "Noi sappiamo che Allâh ha messo in relazione ogni forma sensibile ad un aspetto principiale, la cui determinazione (tawajuh) è governata da un nome dominicale; è per questo che interpretiamo esotericamente il discorso della legge sacra, punto per punto, in una maniera che corrisponde allo statuto esteriore. Ogni statuto giuridico comporta al contempo una forma sensibile e uno spirito divino che gli corrisponde nell'ordine principiale, che è ciò che viene chiamato interpretazione esoterica'. Il termine itibâr evoca l'idea di 'passare al di là', nel modo in cui si attraversa un fiume; tale è la parola dell'Altissimo «C'è in questo un significato interiore ('ibra) per coloro che sono dotati di sguardi sensibili» (xxIv, 44); e ancora«Andate al di là (fatabirû), o voi che siete dotati di sguardi sensibili» ovvero 'Passate al di là delle forme che percepite con i vostri sguardi sensibili, andando verso i significati metafisici (maâni) e spirituali (arwâh) che questa forme comportano nel vostro interiore, in modo da percepirle mediante i vostri sguardi sottili.
Si tratta qui di un comando divino, e di un pressante incitamento a ricercare l'interpretazione eso-terica; questo è un punto misconosciuto dai sapienti, o quantomeno da coloro che si attengono unicamente ai significati esteriori e che non conoscono dell'esote-rismo che lo stupore in cui esso li immerge. Non c'è alcuna differenza tra le loro intelligenze e quelle dei ragazzini: essi non si spingono mai oltre la forma este-riore, e non fanno ciò che Allâh ha ordinato loro. Che l'Altissimo ci accordi l'espressione adeguata di ciò di cui abbiamo visione diretta e scienza da parte di Dio: una scienza che procede dallo svelamento, dalla contemplazione e dal gusto spirituale. L'interpretazione esoterica è un'apertura (fath) operata da Allah, un'apertura che apporta il significato appropriato. Numerosi sono coloro che non riescono ad interpretare ciò che portano in se stessi, o che snaturano nelle loro interpretazioni la verità di ciò che portano in se stessi. È Allâh che assicura la riuscita. Non v'è altro Signore che Lui!" Definita come il diritto di Allâh, la zakât è l'essenza della Via iniziatica; essa concerne sia la realizzazione spirituale e metafisica che il governo esoterico del mondo (tasarruf). Il diritto di Allâh sulle ricchezze non è che una modalità di quello che l'Altissimo detiene sulle anime. Il riconoscimento del diritto divino in ogni dominio ed a proposito di ogni questione particolare esprime la servitù perfetta di colui che ha raggiunto il grado supremo. La metafisica della zakât non è un modo tra gli altri di prendere in considerazione la zakât: è l'essenza stessa di questa. Il termine "metafisica' si riferisce alla zakât in ragione della sua costituzione etimologica, perché designa ciò che è 'aldilà' (è il senso del greco meta) del dominio fisico, che è quello della Natura primordiale (tabîa). La zakât è la realizzazione del tawhid, ed è anche il vero jihâd: «Conducete il jihâd in Allâh secondo la verità del Suo jihâd (wa jâhidû fi-Llâhi haqqa jihâdi-Hi» (XXII, 78). La formula del tahlil, lâ ilâha illâ Allâh ['non v'è divinità all'infuori di Allah', o 'non v'è divinità se non Allah'], è per eccellenza quella della zakât metafisica ed iniziatica. Ricordiamo che lo Sheykh Mustafa Abd al-Azîz [Michel Vâlsan)
stabiliva una correlazione tra i quattro termini di questa formula ed i riti fondamentali sui quali, secondo la parola profe-tica, l'Islâm è stato costruito, e cioè rispettivamente il digiu-no, la preghiera rituale, l'elemosina legale e il pellegrinag-
gio. La zakât corrisponde al termine illâ: esteriormente perché non v'è elemosina legale se non nel caso in cui vi sia un ammontare minimo di ricchez-za; spiritualmente perché illâ esprime il 'capovolgimento' che opera la purificazione rituale e la trasformazione, il pas saggio dall'illusione alla realtà. L'affinità essenziale tra la zakât e la realizzazione meta-fisica ha condotto il nostro mastro a tradurre questo termine con 'sacrificio purificatore, espressione che conferma la
prospettiva dottrinale cui abbiamo appena accennato. Infatti, riconoscere e rispettare il diritto di Allâh sulle cose è un modo di sacralizzare tali cose e di 'sacri-ficarle' nel senso in cui Sheykh Abd al-Wahid [René Guénon] intendeva questo vo-cabolo." Quanto all'aggettivo 'purificatore', esso fa allusione al significato primo del termine zakât, che deriva da una ra-dice contenente le idee di purezza e di purificazione: zaki de-signa chi ha il cuore puro. Si osservi che il trattato in cui figura questa traduzione vâlsaniana concerne essenzialmente le modalità iniziatiche della zakât, giacché egli considera successivamente, dopo la zakât delle ricchezze (zakât alamwâl), una zakât delle parole (aqwâl), una degli atti (afâl) e una degli stati dell'anima (ahwâl).
L'insegnamento tradizionale sulla zakât corrisponde for-se meglio di ogni altro alla nozione di 'integrità islamica' come l'abbiamo definita: non solo essa opera un ritorno verso ciò che è integro e senza difetto, ma permette anche di includere tutti gli aspetti contenuti nella rivelazione islamica.
Nessuno di essi può essere arbitrariamente escluso senza alterarla e danneggiarla, come fanno oggi i settare dell'integrazione e dell'integralismo politico. Cosi, la zakât può essere ugualmente assimilata alla sharîa dell'Islâm, intesa secondo il significato indicato da Sheykh Mustafa: "La Legge islami-ca è totale, ed include tutti i domini e tutti i gradi della vita spirituale e temporale, ivi compresi i principi ed i metodi della conoscenza metafisica." Andiamo ora a considerare i principali aspetti della zakât, al fine di introdurre gli insegnamenti che svilupperemo in seguito.

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